3 milioni per l’ospedale: il manifesto del Cam per le regionali. I candidati saranno d’accordo?

Lavagna. Il Comitato Assistenza Malati Tigullio ha diffuso, oggi, il proprio manifesto per le elezioni regionali, rivolto a tutti i candidati consiglieri, in attesa di sentirne le reazioni e, quindi, la volontà, o meno, di aderire. Non mancano attacchi sull’organizzazione di Alisa, l’agenzia che sovrastra le Asl, voluta dall’amministrazione Toti (“così non funziona”) e appelli a rivedere le persone che amministrano la sanità: “Servono competenze manageriali, non deve per forza essere un medico a capo della Asl, ma anche i politici sono incompetenti sulla materia”.  Gian Carlo Mordini rilancia la sua proposta, sostenuta, ormai, da anni: potenziare l’ospedale di Lavagna, centrale per il territorio, aggiungendo l’eliporto e un nuovo corpo di fabbrica (“Siamo anche pronti a sostenere economicamente la realizzazione”), con destinazione delle altre strutture territoriali a “ospedale di distretto” o “casa della salute”, con dentro i medici di famiglia, per le degenze non acute.

Ecco il documento completo del Cam:

LA SANITA’ NEL TIGULLIO

Il Tigullio ha circa 150000 abitanti e, in base a questo,le leggi in vigore gli danno diritto di avere un Ospedale dotato di Pronto Soccorso (Dipartimento di Emergenza), con una serie di reparti la cui tipologia dipende sempre dal numero di abitanti. Immaginiamo per un attimo che nel Tigullio non esista alcun ospedale e che ci sia da scegliere il punto del territorio dove costruirlo, dotandolo del servizio di Pronto Soccorso. E’ chiaro che chi dovesse fare questa scelta esaminerebbe la distribuzione degli abitanti, la conformazione del territorio, le strade, i servizi di trasporto.

Se guardiamo al numero di abitanti possiamo fare queste considerazioni:

  • A OVEST i centri più popolati sono Rapallo, Santa Margherita, Zoagli. In questa zona, non ci sono vallate che gravitino su queste città

  • Al CENTRO troviamo Chiavari e Lavagna sulle quali gravitano La Val Fontanabuona, la Val Graveglia e la Val d’Aveto

  • A EST Moneglia e Sestri Levante, su quest’ultima gravita la Val Petronio e una parte della Val di Vara

Dal punto di vista della distribuzione degli abitanti risulta chiaro che il baricentro è proprio nella zona Chiavari-Lavagna. Sostanzialmente questa zona coincide con il baricentro geografico.

Per la collocazione dell’Ospedale del Tigullio dovremmo escludere Chiavari, a causa della indisponibilità di spazi pianeggianti e a causa di un casello autostradale che entra praticamente in città e che ne rende difficile l’accesso. Lavagna ha il vantaggio di godere di un casello autostradale periferico e di avere, vicino a questo, la disponibilità di spazi pianeggianti che permetteranno, in futuro, sviluppi urbanistici, con la possibilità di creare centri di servizi inerenti sia la Sanità e sia la Assistenza Sociale.

Nel passato tutte le città (Camogli, Santa Margherita, Rapallo, Zoagli, Chiavari, Lavagna, Sestri Levante) avevano il proprio ospedale, dove il servizio sanitario era incentrato anche sulla buona volontà del personale, ma, date le dimensioni delle strutture, per la maggior parte dei casi, si doveva ricorrere agli ospedali più grandi situati a Genova. Inoltre, le procedure in sanità sono molto cambiate: basta pensare ad una operazione di ernia inguinale che richiedeva a quei tempi 15 giorni di degenza e oggi la degenza, per lo stesso intervento, è limitata a qualche ora.

Inoltre, la diffusione di piccoli ospedali a prima vista sembrerebbe un vantaggio, ma è solamente una pia illusione, poiché queste piccole unità non possono essere dotate di tutte le attrezzature e di tutto il personale necessario per far fronte alla emergenza, che richiede competenze multiple, attrezzature, organizzazione.

Per tornare al nostro territorio una scelta ragionevole doveva essere quella di costruire un “grosso” ospedale nel punto baricentrico del territorio e “salvare” i piccoli ospedali cittadini trasformandoli in Ospedali di Distretto e Case della Salute, sedi dei Medici di Famiglia, dei Laboratori e dei reparti con letti di degenza, condotti da personale infermieristico, ospitanti i pazienti per i periodi post-operatorie per i percorsi riabilitativi.

Purtroppo, non è andata così. Hanno prevalso i campanilismi e la sostanziale ignoranza in materia delle persone che avrebbero dovuto decidere.

Lavagna è stato edificato male dall’inizio e, successivamente, sono stati aggiunti ulteriori corpi di fabbrica, creando un disordine architettonico con percorsi interni che sembrano ripresi da un labirinto. Sestri Levante ha avuto il suo ospedale, ma, probabilmente per creare una novità architettonica che stupisse gli utenti, l’ingresso non è stato posto al piano terra ma al primo piano, e questo è già un segnale indicativo di come si procedeva nel campo della sanità. Per la costruzione dell’Ospedale di Rapallo è stato fatto uno sforzo di progettazione notevole, tanto da sollevare parecchi dubbi sull’utilizzo degli spazi: è emerso che la movimentazione delle barelle, all’interno dei reparti, è resa difficile dalle dimensioni dei locali.

I politici del passato erano soliti blandire l’elettorato, promettendo ospedali sotto casa e gli elettori, purtroppo, ci hanno creduto. Alla fine, ci siamo ritrovati con un Pronto Soccorso incompleto a Lavagna, un po’ di reparti a Sestri e un po’ a Rapallo, così, tanto per accontentare queste due città e ponendo le basi per una sanità inefficiente. Comunque, la frittata era fatta: chi arrivava al Pronto Soccorso a Lavagna, in alcuni casi, doveva essere ritrasportato o a Rapallo o a Sestri Levante a seconda di dove era il reparto di cui aveva necessità.

A LAVAGNA IL PRONTO SOCCORSO ED I REPARTI PER MALATTIE ACUTE COLLEGATI AL PRONTO SOCCORSO: MA CHE NE FACCIAMO DEGLI OSPEDALI DI SESTRI E DI RAPALLO?

Un passaggio è necessario per chiarire il nostro pensiero sugli ospedali di Sestri Levante e Rapallo.

Abbiamo vissuto la pandemia Covid 19, non possiamo ripetere gli stessi errori che sono costati la vita a migliaia di persone. Cosa è successo durante la pandemia? Semplice, gli ospedali sono stati invasi da una moltitudine di pazienti Covid 19 arrivati ai Pronto Soccorso, anche in condizioni gravi, mettendo in crisi un sistema che era già sotto pressione.

Spesso, sulle TV e sui giornali abbiamo sentito la frase “è andata in crisi la medicina territoriale e si è creato il caos. Le Regioni hanno depotenziato la medicina territoriale, a favore dei grandi ospedali e ora ne subiamo le conseguenze” Ma che significa “Medicina territoriale”?

Se torniamo al nostro Tigullio e dovessimo organizzare un Sistema Sanitario efficiente, dopo aver pensato alle emergenze e i malati nella fase acuta della loro malattia, creando l’ospedale con il Pronto Soccorso, dovremmo pensare alle altre forme di malattia che non hanno carattere di urgenza. Ecco, dobbiamo cercare di distribuire sul territorio dei punti dove curare le persone che hanno necessità di cure mediche e che non sono in emergenza.

Attualmente dislocati sul territorio ci sono i MEDICI DI FAMIGLIA che offrono il loro servizio secondo orari prestabiliti, senza mettere a disposizione dei pazienti una sostanziale continuità assistenziale. E’ vero che tra di loro ci sono degli eroi e di questo non possiamo che prenderne atto e ringraziarli ma, tuttavia, in generale il rapporto “medico di famiglia – paziente – ASL” è fratturato: i medici lasciano soli i pazienti, le ASL lasciano soli i medici di famiglia.

Il risultato è che i pazienti, appena hanno un piccolo sintomo ricorrono al Pronto Soccorso, lo intasano, lo mettono in crisi e il sistema collassa. A farne le spese sono i malati in vera emergenza, ma il danno maggiore che si crea è lo scontento e lo sconforto dei pazienti che si sentono trascurati e, di riflesso, perdono la fiducia nel sistema sanitario pubblico.

Allora torniamo al nostro Tigullio e cerchiamo di organizzare una sanità che funzioni. A Lavagna abbiamo sistemato l’Ospedale per le emergenze con il Pronto Soccorso. Vediamo cosa mettere sul territorio per curare le altre malattie e dare un servizio sanitario continuo ai cittadini. Come fare se i medici di famiglia non possono essere sempre a disposizione?

LA PROPOSTA DEL COMITATO ASSISTENZA MALATI TIGULLI PER LA SANITA’ SUL TERRITORIO

I MEDICI DI FAMIGLIA assistono, ognuno, circa 1500 pazienti: in una città come Chiavari, per esempio, sono circa 20. Se questi 20 medici invece di farli lavorare nei loro studi, li concentriamo nelle struttura ospedaliera, la dotiamo di laboratori e di esami specialistici, li organizziamo in turni, facciamo in modo che possano leggere le cartelle sanitarie di tutti i pazienti della ASL e mettiamo nello stesso edificio la Guardia medica, ecco che abbiamo creato la CASA DELLA SALUTE: lì, di giorno, troverai il tuo medico o almeno qualcuno che ti assiste e lo sostituisce, di notte e nei festivi troverai la Guardia Medica. Abbiamo creato una prima parte di continuità assistenziale. QUESTA E’ LA MEDICINA TERRITORIALE ed è la proposta che il Comitato propone da anni, ma, purtroppo, senza essere ascoltato.

Se, per un attimo, torniamo alla pandemia del COVID 19, se ci fosse stato quella integrazione tra Paziente, Medico di Famiglia, Case della Salute, ASL, molti malati potevano essere curati immediatamente dai medici di famiglia nella Casa della Salute e intercettati, per evitare che andassero ad intasare il Pronto Soccorso e creare i problemi che abbiamo vissuto.

Le Case della Salute, a parere del Comitato, devono essere distribuite sul territorio, a Chiavari, Cicagna, Rapallo, Santa Margherita, Sestri Levante.

Ma la medicina sul territorio non si ferma qui, abbiamo ancora altre situazioni a cui pensare. Ad esempio, ai malati che hanno subito una operazione e che devono trascorrere in ospedale la degenza post-operatoria, oppure ai malati cronici, o a quelli che non possono essere assistiti a casa e non dimentichiamo i reparti per gli anziani. E’ chiaro che queste situazioni, non riguardano la medicina di urgenza e quindi non devono riguardare l’ospedale di Lavagna che deve essere utilizzato per le emergenze e per i malati che subiscono gli effetti di una malattia nella sua fase acuta.

Ecco che qui entrano in gioco gli OSPEDALI DI DISTRETTO, dove trovano collocazione naturale questi casi.

L’Ospedale di Sestri è un ospedale di distretto, Rapallo è un ospedale di distretto, entrambi, inoltre, dovranno ospitare la Casa della Salute e tutti i laboratori che sono necessari.

Ma possiamo valorizzarli ulteriormente, utilizzando gli spazi liberi con reparti specialistici, con la riabilitazione, per esempio, o con altri reparti in linea con la vocazione turistica di Rapallo e Sestri.

Naturalmente sempre che ci siano manager con idee chiare, con voglia di fare e che la politica non intralci. E qui si inserisce un altro punto fondamentale.

LA GESTIONE MANAGERIALE DELLA SANITA’ E LA CREAZIONE DI ALISA

Il sistema sanitario ha dei punti deboli, soprattutto nella governance. Prendiamo la nostra ASL4, con un bilancio di circa 260 milioni di euro e circa 2000 dipendenti è la più grande azienda del Tigullio. In regime privatistico il manager della azienda verrebbe ricercato sul mercato libero e, per ricoprire tale ruolo, occorrerebbero titoli di tutto rispetto. Nel caso della Sanità il direttore generale non sempre viene scelto per il suo curriculum manageriale in campo sanitario e viene nominato dalla politica, a sua volta composta da elementi con scarsa competenza in sanità, poco scolarizzati e con scarse esperienze lavorative.

Spesso il direttore della ASL è avulso da materie che gli conferiscano conoscenze in campo di organizzazione aziendale, economia, materie cioè che formano il bagaglio culturale di un manager in grado di guidare una azienda. Non si cada nel tranello che chi guida una ASL debba essere un medico. Nulla di assolutamente più falso: se mai il direttore generale può avvalersi del direttore sanitario, come in qualsiasi azienda che funzioni, dove al di sotto del direttore generale, troviamo in organico i direttori dei diversi settori specifici. Chi guida deve avere una visione strategica generale e questo è quello che succede nelle aziende di successo, dove i consigli di amministrazione, che esercitano l’azione di controllo, esautorano e sostituiscono i manager che non ottengono i risultati previsti.

Purtroppo, le leggi che governano le nomine pubbliche non prevedono questo e, nelle more di un ravvedimento del legislatore, occorre fare uso dello strumento cosiddetto del COMMISSARIAMENTO, così come lo prevede la legge.

In questo caso, per quanto riguarda la ASL4, si potrebbe ricercare sul libero mercato un manager in grado di rendere efficienti tutti i reparti dell’azienda, fissando, naturalmente la durata dell’incarico coincidente con la durata della giunta regionale.

Sempre dalla esperienza maturata con il COVID19 siamo arrivati ad un’altra certezza: basta con i dilettanti allo sbaraglio! Chi occupa posizioni che, attraverso le sue decisioni, può influire sulla vita dei cittadini, deve avere le COMPETENZE SPECIFICHE.

Non possiamo accettare, in nome di una democrazia ciarliera e inconcludente, che chiunque, con il solo merito di aver messo insieme un certo numero di voti abbia con questo ricevuto la grazia divina di avere le competenze per decidere in un qualsiasi campo. Con la sanità non si scherza, la incompetenza crea danni ai quali non si può mettere rimedio.

La giunta che ha governato la Liguria nel periodo 2015-2020 ha ritenuto che la sanità ligure andasse assimilata a quella lombarda. Fu creata ALISA, azienda sovraordinata alle ASL, che centralizzava tutte le decisioni e dotata di una propria struttura di comando. A capo di ALISA, che fu immediatamente commissariata, fu posto un manager proveniente dalla Sanità lombarda. Nei cinque anni che seguirono il commissariamento non è mai stato tolto e a tutt’oggi le cose stanno come allora.

Teoricamente l’idea non era sbagliata, poiché esistevano delle situazioni incomprensibili: le 5 ASL della Liguria, ad esempio, non potevano dialogare tra di loro a causa di sistemi operativi informatici diversi. Ognuno operava come se fosse un mondo a sé stante non valutando assolutamente il fatto di essere una parte di un sistema complesso dove, se un organo ha problemi, inequivocabilmente il problema si riflette su tutto il resto.

Tuttavia, ALISA non ha funzionato. Anzi, i problemi emersi sono superiori ai benefici, basta pensare che le funzioni dei direttori, essendo limitate da Alisa, di fatto determinano una specie di vacanza della responsabilità decisionale che induce alla non decisione e alla immobilità. Alla luce dei risultati il Comitato ritiene che ALISA debba essere completamente rivista e, se del caso, eliminata, riconcedendo una autonomia decisionale alle direzioni delle singole ASL.

IL MANIFESTO ELETTORALE DEL COMITATO ASSISTENZA MALATI TIGULLIO

Nel quinquennio 2005-2020 il Comitato Assistenza Malati Tigullio, oltre alla consueta attività di assistenza ai malati che dura da ormai circa 40 anni, durante i quali ha acquistato attrezzature, finanziato borse di studio e assistito migliaia di malati, ha organizzato, con l’iniziativa denominata sanaASL4, diversi incontri in tutte le città del Tigullio, ai quali hanno partecipato amministratori, personale sanitario e comuni cittadini. Il fine era quello di sensibilizzare le persone per avere una sanità più efficiente.

Il Comitato si aspettava la disponibilità di una classe politica in grado di comprendere le sue proposte, ma, invece, ha dovuto riscontrare che, nella maggior parte dei casi, i politici continuano a giocare sulla pelle dei cittadini promettendo pronti soccorsi in tutte le città e sale operatorie distribuite agli angoli delle strade. Inoltre,si è anche verificato il caso di qualche soggetto che, pur non avendo alcuna competenza specifica nel settore sanitario, avrebbe voluto arrogarsi il diritto di poter trattare in esclusiva l’argomento sanità e, addirittura, accusando il Comitato di “INCAUTE INGERENZE” per via delle sue proposte in questo settore.

Ma alla diffidenza,riscontrata negli amministratori pubblici, ha fatto da contraltare un grande consenso da parte dei cittadini, i quali ritengono indispensabile,e lo testimoniano con le continue donazioni, la attività del Comitato. Al consenso dei cittadini si sono aggiunte le manifestazioni di simpatia da parte delle molteplici Associazioni di Volontariato che si sono adoperate per la organizzazione di eventi, al fine della raccolta di fondi da destinare alle attività del Comitato Assistenza Malati Tigullio.

In occasione delle elezioni regionali del prossimo settembre 2020 il Comitato vuole pubblicare il proprio MANIFESTO ELETTORALE, nel quale espone le sue proposte per la gestione della sanità nel Tigullio nel periodo 2020-2025.

Tutto questo senza voler sostenere questa o quella parte politica e mantenendo la propria autonomia,da sempre strenuamente difesa, nei 40 anni di attività.

Il manifesto è frutto dell’esperienza maturata in tanti anni di attività, del confronto con i propri soci e con gli amministratori locali, degli incontri con le diverse associazioni di volontariato e di tutto quanto hanno esposto i malati che si sono rivolti al Comitato per un aiuto.

Il risultato di tutto questo si sintetizza in una proposta che rendiamo pubblica al fine di verificare se, tra tutti i partiti ed i candidati, qualcuno è disponibile a sottoscrivere il nostro documento, impegnandosi così per la sua realizzazione, nel caso della propria elezione in Consiglio Regionale.

Coerentemente con l’attività del Comitato, improntata alla concretizzazione delle idee, anche il Manifesto non contiene mere proposte teoriche, ma indica un progetto e mette a disposizione le risorse per la sua realizzazione.

E’ ferma convinzione del Comitato che l’ospedale di Lavagna debba essere dotato di tutti i reparti per malati acuti che, attualmente, sono in parte a Rapallo e in parte a Sestri Levante. In questi ultimi tempi riconosciamo che, anche per le nostre forti pressioni, questa azione di concentramento è stata iniziata, ma dobbiamo anche rilevare che gli ostacoli da superare sono ancora molti. Infatti, questa concentrazione necessita di spazi che, attualmente, non sono disponibili nell’edificio di Lavagna.

Naturalmente il Comitato respinge qualsiasi operazione politica che, in nome della riorganizzazione, svuoti un ospedale per fini puramente di elettorato, e si propone come soggetto finanziatore per la costruzione di un ulteriore piano nell’edificio che ospita l’Ospedale di Lavagna. La disponibilità di un ulteriore piano creerebbe gli spazi necessari per avere finalmente un ospedale completo per l’emergenza a disposizione di tutti i cittadini del Tigullio.

Nelle aree limitrofe all’Ospedale, così come previsto dal Piano Regolatore del Comune di Lavagna, esistono gli spazi per la realizzazione di edifici connessi al Servizio Sanitario. Una area adiacente all’ospedale, già di proprietà della ASL, potrebbe essere utilizzata per costruire un parcheggio al servizio di questa nuova edificazione. Non ultimo il progetto potrebbe prevedere un eliporto per l’atterraggio degli elicotteri che trasportano pazienti.

La sopraelevazione verrebbe realizzata sull’ala a NORD dell’edificio esistente e metterebbe a disposizione ulteriori 1500 mq circa. Il costo della operazione, considerando un costo di costruzione vicino ai 2000 euro/mq, sarebbe di circa 3.000.000 di euro.

Il Comitato Assistenza Malati Tigullio è pronto a finanziare l’opera, ma, naturalmente vuole la certezza che, alla fine dei lavori, vengano concentrati a Lavagna tutti i reparti che competono al Pronto Soccorso.

In questo senso propone ai Candidati, alle Forze Politiche e a chiunque rivesta un ruolo nell’ambito della realizzazione di questo progetto, di sottoscrivere il Manifesto Elettorale del CAMT, impegnandosi a sostenerlo e a renderlo operativo.

3 risposte

  1. Credo che tutto quello che è stato sopra descritto, sia ottimo. La ASL4 ha tante problematiche ma è sicuramente migliore delle altre.

  2. Condivido tutto. Analisi molto dettagliata e di notevole competenza, da ex addetto ai lavori, non posso che congratularmi con quanto scritto.

  3. Caro Giancarlo ti conosco da anni e so che ciò che ti muove è l’amore verso i malati, per questo e nella mia qualità di Responsabile U. D. C. Regione Liguria ti assicuro il mio massimo impegno per la realizzazione di quanto da te proposto.
    L’U. D. C. non era presente sui banchi dell’Assemblea Regionale ma alle prossime elezioni regionali tornerà il nostro simbolo in abbinata alla candidatura di Toti Presidente. Conta, nel mio piccolo, sul mio aiuto.