Ardesia, pietra della fatica: la mostra prosegue

La mostra fotografica “Ardesia, pietra della fatica”, proposta al Lascito Cuneo di Calvari durante le giornate di Expo Fontanabuona, resta visitabile nei giorni feriali fino a sabato 14 settembre dalle 17 alle 20.

Le immagini, raccolte nel corso degli anni da Davide Valentino Solari, sono state divise in tre sezioni: l’ardesia nelle cave, l’ardesia nell’ambiente, l’ardesia negli edifici rurali. «Sono tutte molto belle – commenta Renato Lagomarsino, responsabile del centro di ricerca del Lascito Cuneo – ma quelle riprese all’interno delle vecchie cave abbandonate del monte San Giacomo sopra Lavagna hanno un fascino particolare, perché mettono in evidenza i grandi spazi sotterranei dai quali sono stati estratti i blocchi da cui ricavare le lastre. Proprio gli infiniti segni dei colpi di piccone incisi sulla roccia fanno capire quanto fosse dura la vita dei cavatori, che lavoravano alla luce di lumi a olio, o a petrolio o ad acetilene respirando quella polvere finissima sospesa nell’aria umida, causa della silicosi, la malattia che ne minava l’esistenza.  Accompagnano le immagini i pochi attrezzi che venivano usati da chi lavorava in cava: il pesante piccone “da riga” (per definire i blocchi), l’ancor più pesante piccone “da rocca” (per spezzare lo scoglio e farsi lo spazio per lavorare, e il grosso cuneo di ferro con cui staccare i blocchi. E poi, lì accanto, le lampade dei tre tipi (a olio, a petrolio e ad acetilene) e la lanterna per andare al lavoro o tornare a casa, d’inverno, quando le giornate erano corte ma il lavoro durava dalle dieci alle dodici ore, persino quattordici, non per avidità di danaro ma per poter sfamare la famiglia.

Osservando le foto ci si rende conto come sia giusto definire l’ardesia, che connota l’ambiente con le stradine selciate di lastre, i muri a secco fatti con scarti di lavorazione e le vecchie case disseminate tra gli ulivi sulla collina, la “pietra della fatica”».