Adottato il piano delle cave: si punta a recuperare quelle abbandonate

Arbisci di Ne e Bargonasco di Casarza Ligure sono due località dove, secondo quanto riferisce l’assessore regionale all’urbanistica, Marco Scajola, con il nuovo piano adottato oggi dalla giunta Toti, cave dismesse potranno essere oggetto di sistemazione.

Secondo la Regione, il piano “assicura l’ordinato e razionale approvvigionamento dei materiali da costruzione necessari al fabbisogno regionale delle opere edili: infrastrutture, ripascimenti costieri, difese spondali. In pratica vuole garantire l’interesse economico e strategico dello sfruttamento dei giacimenti con la pianificazione del paesaggio e la tutela del suolo”. Di fatto, per le esigenze del mercato, basta l’esistente: non si prevede nessun nuovo polo estrattivo, mentre si riduce del 30% il numero di cave e del 50% il numero dei depositi degli scarti da estrazione dell’ardesia. Su prevedono invece ampliamenti per il 14% delle attività già esistenti.

“Inoltre – riprende la Regione – il Piano prevede una particolare modalità di coltivazione dei giacimenti per consentire la migliore ricomposizione ambientale e paesaggistica, al termine dello sfruttamento; viene stabilito infatti l’obbligo per le cave che hanno esaurito l’attività estrattiva di ricomporre il paesaggio e l’ambiente demandando ai Comuni la definizione delle destinazioni urbanistiche di tali aree, anche nell’ottica di una valorizzazione dei siti ai fini turistico-ricettivi”.

“Non dimentichiamo che la Liguria è caratterizzata dalla presenza di pietre ornamentali di pregio come l’ardesia della Fontanabuona. Con questo piano affrontiamo finalmente il problema delle cave cosiddette brutte che quindi non saranno più coltivate” dice Scajola.