Perdere fa bene
Può sembrare strano ma perdere fa bene. Mi rendo conto che è un pensiero controcorrente: viviamo immersi in una società che ci chiede continuamente di “avere successo” nel lavoro, in famiglia, nelle relazioni sociali. Ma quanta energia spendiamo per avere successo? Quanto sono realistici gli obiettivi che ci poniamo? Quanto si addicono al nostro modo di essere e funzionare nel mondo? In sintesi, quanto stress ci procuriamo per “emergere” secondo i modelli attuali?
Queste domande non sono poste in versione etica o morale ma piuttosto riflessioni aperte legate al tema che ci sta a cuore: il nostro benessere e le misure antistress che possiamo attivare per tutelarlo.
Sappiamo che l’epoca in cui viviamo favorisce logiche di “crescita economica e materiale” legate allo sforzo, al guadagno e al consumo sfrenato ma forse non ci ricordiamo che già da piccoli siamo stati indirizzati “ad avere successo”.
Questa ricerca fa al caso nostro: una ricerca dell’Amherst College, pubblicata sul Journal of Experimental Child Psychology, si è concentrata sui bambini in età prescolare ( 4-5 anni) e ha sottolineato come consentire loro di ottenere successi troppo semplicemente e senza meritarlo, possa spingerli a trascurare informazioni essenziali da usare in futuro.
Alzi la mano chi non ha favorito i propri figli nell’ottenere qualcosa, intendo qualcosa di semplice che con un po’ di fatica, avrebbero potuto ottenere da soli.
La ricerca afferma che favorire eccessivamente i propri figli aiutandoli ad ottenere ciò che desiderano sostituendoci a loro ( in modo diretto o con qualche aiutino indiretto) nell’ottenimento di quel risultato impedisce ai bambini di sviluppare senso critico e discernimento nelle situazioni in cui occorre raccogliere e decodificare informazioni essenziali inficiando la propria capacità di relazionarsi adeguatamente alla realtà. Inoltre, come spesso succede anche a noi adulti, quando la frustrazione dell’insuccesso bussa alla porta, rimaniamo incapaci di agire positivamente quanto piuttosto reagiamo compulsivamente (esasperandoci o deprimendoci) in modo autocentrato.
Imparare a perdere è sempre possibile, e salutare e aggiungo io, anche liberatorio di tutto quell’affanno, talvolta eccessivo, che offusca la nostra visione della realtà.
Buona settimana…anche perdendo, perché no?! Al nostro prossimo appuntamento!